Milano, 27 aprile 2016
Intervistiamo il nuovo presidente del movimento Destra per Milano, Roberto Sforni, 47 anni, laurea in legge, funzionario pubblico di grande esperienza, padre di famiglia, appassionato di filosofia, arte e musica classica, impegnato in politica dal 1995, quando si iscrisse ad Alleanza Nazionale. Trovo il rappresentante della destra “dura e pura” estremamente affabile e cortese, ragionevole, direi persino moderato, certo il paragone è con il suo predecessore, tutto è relativo… Ora dovrà gestire un gruppo politico locale, oramai storico, fondato nel 2000, con oltre duecento aderenti a Milano, fra città e provincia, che ha deciso di confluire, armi e bagagli, nel progetto costituente di Giorgia Meloni. Loro si autodefiniscono radicali, identitari, nazionalpopolari: sono l’ala destra di Fratelli d’Italia, gli estremisti, populisti e xenofobi, del traballante centrodestra italico, che guardano al modello politico ungherese di Orban, festeggiano la vittoria elettorale della FPOE di Strache in Austria, e sperano in una nuova Lega (fronte) Nazionale con Salvini.
Intervistiamo il nuovo presidente del movimento Destra per Milano, Roberto Sforni, 47 anni, laurea in legge, funzionario pubblico di grande esperienza, padre di famiglia, appassionato di filosofia, arte e musica classica, impegnato in politica dal 1995, quando si iscrisse ad Alleanza Nazionale. Trovo il rappresentante della destra “dura e pura” estremamente affabile e cortese, ragionevole, direi persino moderato, certo il paragone è con il suo predecessore, tutto è relativo… Ora dovrà gestire un gruppo politico locale, oramai storico, fondato nel 2000, con oltre duecento aderenti a Milano, fra città e provincia, che ha deciso di confluire, armi e bagagli, nel progetto costituente di Giorgia Meloni. Loro si autodefiniscono radicali, identitari, nazionalpopolari: sono l’ala destra di Fratelli d’Italia, gli estremisti, populisti e xenofobi, del traballante centrodestra italico, che guardano al modello politico ungherese di Orban, festeggiano la vittoria elettorale della FPOE di Strache in Austria, e sperano in una nuova Lega (fronte) Nazionale con Salvini.
Avvocato, si presenti, ci parli un po' di lei, ad
esempio: quali sono i suoi personaggi storici, filosofi
e intellettuali di riferimento? Quali invece i suoi libri, canzoni e film
preferiti? I suoi interessi e le sue passioni?
Guardi professionalmente credo di
aver visto quasi tutto (sorride): ho iniziato come penalista per poi passare
alla polizia locale (volevo provare come si sta dall’altra parte), esperto di
diritto e procedura penale, funzionario responsabile al comune di Milano
dapprima ai servizi sociali, all’urbanistica, ora alle case popolari ma,
confesso che gli anni più belli li ho trascorsi nel mondo dell’arte, a Palazzo
Reale, dal 2007 al 2010 come capo dell’amministrazione di quel luogo dalla
beltà senza tempo. Impagabile l’esperienza a fianco di quel geniaccio del mio
amico Vittorio Sgarbi. Spero proprio
che dopo la vittoria di Parisi torni
a fare l’Assessore alla Cultura, Milano è una città che merita il meglio. Come
studioso di storia contemporanea, ho concentrato i miei studi sul periodo della
seconda guerra mondiale, così ricco di avvenimenti che hanno segnato i secoli a
venire, vero spartiacque della storia della umanità: in particolare il fascismo europeo, con le sue
mille sfaccettature, sinfonia dirompente
e tragica nel contempo. Concentrandoci invece sulla storia italiana, da
appassionato di politica, ho approfondito la storia della destra, dal
dopoguerra ai giorni nostri, con particolare attenzione agli Anni di Piombo.
Nel libro “Freda. Il filosofo della disintegrazione” mi sono immerso nel
pensiero di chi con le sue idee, ha segnato un’epoca. Freda e gli opposti
estremismi ed Hegel a fare da
supremo burattinaio dell’Idea. Sono un appassionato di musica lirica da quando
avevo 14 anni, alcuni tra i più significativi momenti della mia vita li ho
trascorsi al loggione della Scala, indimenticabile l’incontro con Luciano Pavarotti dopo un trionfale
“Ballo in maschera” nel lontano 1987. Il genio di Puccini, Verdi, Wagner lascia su di te emozioni rare, ascoltare il
finale del secondo atto del Rigoletto “Sì vendetta tremenda vendetta” è
paragonabile alla visione di un gioiello balistico di maradoniana memoria
(ride). Film preferiti, non ho dubbi, due su tutti, Gli Intoccabili e Il
silenzio degli innocenti, con le sue atmosfere gotiche e lo sguardo di Hannibal
Lecter.
Lei è il nuovo presidente di Destra per Milano, un
piccolo quanto storico e conosciuto movimento politico locale, fondato
nell'oramai lontano anno 2000: ci presenti il suo programma di
"rinnovamento nella tradizione"...
Guardi meglio del “barone nero” (Roberto Jonghi Lavarini) non si può
fare! (ride). Lui E’ la destra a Milano. Quando mi ha chiesto di proseguire sul
sentiero da lui tracciato, non ho potuto rifiutare, d’altronde lo conosco e
stimo da più di vent’anni, quando era già un affermato dirigente di partito.
Però ho voluto fin da subito essere chiaro con lui, guardare al futuro, sempre
e comunque. Anzi, credo che mi abbia scelto proprio per questo, per andare
avanti, per andare oltre. Mi spiego meglio, la storia della destra italiana,
come poc’anzi accennavo e di cui mi onoro di far parte, ha vissuto soprattutto
negli ultimi vent’anni momenti a dir poco travagliati. Prima la svolta di
Fiuggi con la fuoriuscita di significative correnti, tra cui quella rautiana e
la successiva formazione di nuovi partiti, poi la fine di AN, altrettanto
epocale e gravida di conseguenze sul panorama politico nazionale. Un mondo che
pareva perduto. Un mondo fatto di militanti (l’aspetto più sano della politica
sono loro) senza più punti di riferimento. A noi spetta raccogliere i cocci di questa
esperienza e continuare, per costruire con senso di responsabilità . Creare,
con le giuste ed indispensabili sinergie, una Destra (la maiuscola non è
casuale), ferma sulle direttive che da sempre ne contraddistinguono l’operato
(la sicurezza in primis e la difesa
dei valori fondanti della nostra civiltà, come la famiglia), concentrata su
tematiche sociali oggi più che mai attuali e scevra da condizionamenti di
sorta. Massima apertura e dialogo con tutti coloro i quali puntano a creare un
Italia diversa da quella di oggi in cui, molti di noi, io per primo, non ci
riconosciamo più. La Destra che vorrei, nel
mio piccolo contribuire a costruire, è questa.
Avete scelto, di fatto, di confluire in Fratelli
d'Italia - Alleanza Nazionale di Giorgia Meloni, quali sono le
motivazioni della vostra decisione e quali le prospettive politiche future
della destra sociale italiana?
La logica conseguenza di quanto ho
finora affermato non può che essere rappresentata dall’adesione fisica e
spirituale ad un partito che (con le dovute differenze, sotto l’aspetto
socio-politico, rispetto al passato), rappresenti i principali valori della
destra italiana. Giorgia Meloni ha, in
special modo nell’ultimo anno assunto posizioni fortemente identitarie e
difensive della sovranità nazionale. E’ una leader moderna e carismatica,
equilibrata nel giusto senso, ossia capace di dialogare a tutti i livelli,
condizione indispensabile per fare politica volta all’ottenimento di risultati.
Un politico che si rispetti ritengo debba saper stare sul territorio (alla De Corato per intenderci), in mezzo
alla gente ma, al momento opportuno saper sferrare al nemico la zampata
mortale. Per non sembrare troppo truce (sorride), mi spiego, devi avere
intelligenza politica, non per “comandare” bensì per “governare”, per citare le
parole di Francesco Storace che, di recente in un libro, ha espresso un’analisi
puntuale e finissima sulla situazione della destra di un recente passato. Il
futuro della destra sociale italiana? L’entrata della Destra Sociale di Luca
Romagnoli in Fdi è proprio volta a questo, l’obiettivo è quello di far sì
che le tematiche sociali nella destra del futuro non vengano mai meno, anzi ne
costituiscano il tessuto primario. Tematiche che, come accennavo prima, sono di
recente state riaffermate sia dalla Meloni che da Matteo Salvini, suo compagno di viaggio allo stato attuale. Chi
vivrà, vedrà (sospira).
La destra sta crescendo in tutta Europa, soprattutto
in risposta alla crisi economica e sociale, e per paura della immigrazione di
immigrati extracomunitari, soprattutto islamici. Lei cosa ne pensa?
Guardi io sono un anti europeista
convinto. Quindi tutto ciò che possa portare un giorno al disarcionamento della
UE mi trova fermo sostenitore. La sciagurata politica europea attuale, tanto
dolosamente perseguita dalla UE e dai tentacolari poteri finanziari che la
sostengono, rappresenta il punto più tragico della recente storia europea. La
sovranità delle nazioni, intesa come monopolio nell’esercizio del potere che si
esercitava su un territorio unito da un’unica cultura sta via via scomparendo. Da
anni questa politica sta rinnegando il diritto inalienabile dei popoli di poter
decidere per sé stessi. Tutto ciò a spese della sicurezza dei cittadini.
Abbiamo dei figli a cui non possiamo lasciare in eredità una simile condizione
di precarietà esistenziale. Ieri un quotidiano riportava un’intervista a Marine Le Pen, ebbene la leader del Front National, donna mentalmente
libera da condizionamenti di natura razzista o eversiva, ha espresso un
pensiero assolutamente logico. Arrivare,
attraverso la forza pacifica delle urne (così lontane dalla nostra memoria
ormai, visto il susseguirsi di governi non eletti) a manifestare sempre più
forte il rifiuto di questo sistema. Il problema non va valutato in termini di
religione, anche se personalmente, sono contrario alla creazione di nuove
moschee. E se populista significa contestare le scelte allineate di una casta
che sta portando alla rovina, nel nostro paese, migliaia di famiglie, allora
che populismo sia. Di recente un famoso giornalista ha affermato che portare al
suicidio i propri connazionali è un atto criminale che non dovrà restare
impunito.
A giugno si vota per il comune di Milano, perché gli
elettori dovrebbero votare per Stefano Parisi e, specificatamente, per la
lista ed i candidati di Fratelli d'Italia capeggiata dal veterano Ricardo
De Corato?
Devo essere sincero, al momento la
scelta di Parisi non mi aveva entusiasmato, mi sembra un candidato debole, al
cospetto di un candidato come Sala, super sponsorizzato dal capo del governo.
Poi in questi mesi mi sono ricreduto, soprattutto dopo averlo ascoltato al
Teatro Dal Verme. Ironico, intelligente, preparato. Ha esperienza della cosa
pubblica, avendo ricoperto la carica di Direttore Generale del Comune di
Milano, per tre anni sotto Albertini.
Tre anni di impegni mantenuti con i dipendenti e con la cittadinanza, fermo nei
principi ma duttile al momento di decidere. Ottime qualità, ritengo che sarebbe
un’occasione perduta non averlo alla guida della città. Milano ha bisogno di
voltare pagina. Riguardo agli altri candidati, alcuni sono giovani in gamba e volonterosi,
altri più anziani e con esperienze professionali significative. Cosa vogliamo
di più? De Corato? Guardi è come il vino pregiato, migliora di anno in anno,
glielo dico io che lo seguo fianco a fianco da tempo, ammirandone l’abnegazione
e la serietà.
(Intervista a cura di Gianni Spina, Agenzia Stampa ItaliaInForma)